1963: da Biella la parità salariale tra uomini e donne

19 dicembre 2021

La Camera del lavoro, che non ha dimenticato il “contratto della montagna”, all'inizio degli anni '60, contro la Tallia Galoppo Dionisio di Vigliano patrocina, con il proprio Ufficio legale, la causa dell'operaia Mary Ceria, causa pilota affidata alla consulenza legale dell’avvocato Sebastiano Barone: si rivendica il diritto costituzionale di una tessitrice alla parità salariale con gli uomini a parità di mansione.Il Giudice Grizzi riconosce, il 13 gennaio 1963, primo in Italia, le ragioni della lavoratrice e il successivo appello a Torino riconferma la sentenza. Biella e la Cgil biellese aprono quindi la strada alla parità salariale di genere per via contrattuale.

Per capire come e per quale motivo si giunse, proprio a Biella, ad una conquista tanto importante che da allora fu estesa poi a tutti i contratti e a tutte le categorie, occorre fare qualche passo indietro. Per andare, precisamente, alla primavera del 1944, quando, in piena guerra, nel Biellese i sindacati clandestini e una delegazione di alcuni industriali firmarono a Selve Marcone, in località Quadretto, l’accordo passato alla storia come “Il contratto della montagna”.Dal 1952 Teresa Noce e Giuseppe Di Vittorio (segretario generale della Cgil) avevano depositato in Parlamento una proposta di legge sulla parità salariale.

Da anni la Commissione femminile della Camera del lavoro di Biella premeva in questa direzione. Finalmente nel 1961 la Fiot di Biella (il sindacato tessile della Cgil), insieme alla Camera del lavoro, patrocinò la vertenza-pilota della tessitrice Mary Ceria contro la ditta Tallia Galoppo Dionisio di Vigliano. La causa fu affidata all’avvocato Sebastiano Barone. Oltre un migliaio di tessitrici seguirono l’esempio della Ceria, alcune anche a costo di incorrere nelle rappresaglie padronali.

© Copyright 2024 Centro di documentazione Adriano Massazza Gal Fondazione ETS - C.F. 90006980024
Company Info | Privacy policy | Cookie policy | Preferenze Cookie