Sindacato dei lavoratori cappellai

21 dicembre 2021

FONDI DOCUMENTARI SINDACALI: https://www.archivitessili.biella.it/oggetti/4751-fondi-sindacali/

2 buste  (1899-1972)
Ordinato, da inventariare

L’industria del cappello biellese vanta una lunga tradizione, consolidatasi nel secondo dopoguerra con uno sviluppo che l’ha condotta,  per alcuni anni,  a costituire il terzo polo nazionale del settore, dopo quelli di Monza e Montevarchi. Nel 1948, infatti, essa contava ben 1350 addetti, distribuiti soprattutto negli stabilimenti della valle Cervo (Cappellificio Barbisio, Cervo) e di Biella (cappellificio Canova, Biellese). I quasi 1300 iscritti alla Cgil  censiti dalla stessa statistica (saranno oltre 900 dopo la scissione) testimoniano l’elevata solidarietà e combattività della maestranza, destinata peraltro a essere messa a dura prova dall’inarrestabile declino dell’industria italiana del cappello.
Il fondo intitolato ai lavoratori cappellai è di piccole dimensioni ma altresì ricco di carte interessanti, a partire dallo statuto della società “Anonima cooperativa di lavoro fra i cappellai del biellese” risalente al 1899. La gran parte del materiale data tuttavia dal 1945 e documenta la ripresa sindacale condotta dalla Filca (Federazione italiana lavoranti cappellai e affini) e guidata per un breve periodo dallo stesso Ettore Reina, figura storica del sindacalismo d’inizio secolo. Nel fondo, ordinato cronologicamente, sono conservati numerosi accordi aziendali e territoriali, tabelle salariali, circolari e corrispondenza, documentazione sullo svolgimento delle trattative per il rinnovo dei contratti nazionali.
Insieme ai registri contabili del sindacato provinciale (1951-1962), l’attività organizzativa è documentata dai resoconti di alcune assemblee svoltesi nei principali stabilimenti della zona (1945-1950) e dai verbali di alcune riunioni degli organismi locali e nazionali della Federazione. Da questi ultimi, in particolare, è possibile seguire il declino organizzativo della categoria – culminato nell’affiliazione alla federazione dell’abbigliamento e poi a quella tessile – conseguente alla crisi produttiva del settore. I cappellifici biellesi saranno tra i più colpiti: nel 1969 gli stabilimenti sono ridotti a  tre e impiegano soltanto più 350 lavoratori (gli iscritti alla Cgil, a loro volta, sono scesi a 80). Di questa drammatica vicenda il fondo conserva una testimonianza significativa, consistente nelle carte relative al fallimento, nel 1958, del cappellificio Grosso Valtz di Andorno Micca,  un’azienda che ancora nel 1949 impiegava 138 dipendenti.

Fondi documentari sindacaliBibliografia: L. Spina (a cura di), L’arte del cappello in Valle Cervo, S. M. Rosso editore, Biella, 1990.

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